Alla Commenda di Prè sono giunti i rappresentanti di vari Paesi del mondo, studiosi, diplomatici, militari per un confronto sul tema del dialogo e della fratellanza tra i popoli, delle diversità religiose, dei migranti, del ruolo della diplomazia e dei leaders spirituali
Autore: Rita Sanvincenti/sabato 12 novembre 2016/Categorie: Attualità, Italia
“Le vie della pace nel mondo”, è il titolo del convegno che ha avuto luogo nel capoluogo ligure e che si è posto quale principale obiettivo quello di creare “Città della pace e dell’accoglienza”, iniziando da Genova, organizzato dall’European Muslims League (EML), presieduto dall’Ambasciatore di Pace Alfredo Maiolese, in collaborazione con World Organization of the States (W.O.S.), Genoa Diplomatic Academy, Associazione “Sicurezza e Legalità”. Il grande evento internazionale si è svolto nella Sala Capitolare del Museoteatro della Commenda di Prè, che, nonostante il maltempo abbattutosi su Genova e la conseguente concentrazione degli appuntamenti programmati in un’unica giornata, ha fatto registrare un grande successo di pubblico. Moltissime le autorità italiane e straniere intervenute al convegno al quale ha inviato il suo video-messaggio la Presidente della Repubblica di Malta Marie Louise Coleiro Preca. “Le vie della pace nel mondo” ha avuto il patrocinio della Regione Liguria, del Comune di Genova, e ha registrato la partecipazione dell’Arma dei Carabinieri, del Mu.MA, della Cooperativa Solidarietà e Lavoro e di Genoa Diplomatic Academy. Notevole l’interesse verso l’iniziativa volta alla sensibilizzazione sulle tematiche internazionali di drammatica attualità come la convivenza tra culture e religioni diverse, l’accoglienza dei rifugiati e la loro integrazione nei vari Paesi europei, in quelli dell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Autorevoli e numerose le testimonianze, tra cui quelle di Ahmed Aljarwan, Presidente del Parlamento Arabo, Faisal Akef El-Fayez, Presidente del Senato di Giordania, Paese esemplare nell’accoglienza e nel sostegno agli immigrati. Dal Regno di Re Abd Allah II sono intervenuti anche l’On. Mohammad Alqudah Nouh, Talaat Hussein e la deputata Kholoud Khatatbeh. Tra le presenze, di particolare significato, quella del Presidente del World Organization of the States (W.O.S.), Intergovernmental Organization of the States (I.G.O.), Sen. Eugenio Lai. Quali membri del W.O.S. hanno partecipato anche il Grand Chancellor Giuseppe Caddeo e il Portavoce Maestro Antonio Pappalardo. Su musiche dello stesso Pappalardo è stata presentata la pregevole Opera musicale per la pace e la solidarietà, “Sinfonia Araba” in 4 movimenti, “Hope” inno della speranza e della pace (soprano Lucia Scilipoti, tenore Alberto Angeleri, immagini – particolarmente toccanti – di Kalina E. Stompel).
Il Presidente Maiolese ha sottolineato, nel suo intervento “L’attività di contrasto dei musulmani in Europa per emarginare gli estremisti e creare punti di collegamento e di amicizia”, la ferma condanna alle azioni terroristiche e la necessità del dialogo interreligioso e interculturale. Sull’impegno profuso per la pace molti riconoscimenti sono stati assegnati ad esponenti delle istituzioni, ai militari che si sono distinti in operazioni umanitarie, ai rappresentanti della stampa.
Uno speciale riconoscimento è stato conferito al Generale di Corpo d’Armata Antonio Ricciardi, dal mese di marzo di quest’anno vice comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, “per l’impegno profuso dai Carabinieri nelle Missioni di pace nel Mondo, in modo particolare nei Paesi musulmani”.
Il Generale Ricciardi, con i suoi 45 anni di carriera militare, ha arricchito il convegno con il suo intervento sul tema “I Carabinieri nelle missioni di pace”, mettendo in evidenza l’impegno del Corpo nei 100 Paesi del mondo nei quali è presente, con un totale di circa 1000 unità, “sempre e solo per la pace – ha precisato – mai per questioni di combattimento; per compiti di assistenza alle Forze di Polizia locali, per la sicurezza dei cittadini, seguendo le missioni internazionali dove vi sono militari italiani. I compiti dell’Arma all’estero sono quelli della Polizia militare, sotto mandato delle Nazioni Unite, del Patto Atlantico o dell’Unione Europea”.
Il Generale ha quindi voluto ricordare, oltre a quelle in Iraq ed in Afganistan, alcune tra le missioni più importanti – come quelle di formazione della Polizia palestinese – su accordo con gli USA, lo Stato di Israele, e lo Stato di Palestina, a sostegno della gendarmeria locale nei confronti dei cittadini. “Anche in Gibuti – ha aggiunto – è in corso una missione a favore della Polizia somala e di quella gibutina, per i compiti di polizia a beneficio delle collettività. Del resto, ha proseguito il generale Ricciardi, esiste un’organizzazione internazionale che riunisce diciotto gendarmerie ad ordinamento militare, con cui opera l’Arma dei Carabinieri per il conseguimento della sicurezza nel mondo. Tra di esse ha citato quelle del Qatar, del Marocco, della Giordania e della Tunisia. Ricciardi, ha quindi richiamato l’attenzione sulla storia dell’Arma antica di oltre due secoli: è nata prima ancora dello Stato italiano, già con il Regno di Sardegna. Nel 1848 i Carabinieri parteciparono alla prima missione internazionale in Crimea, con le truppe dell’esercito sardo piemontese. Nel 1910, nel Dodecanneso, durante la guerra con la Turchia, i Carabinieri erano intervenuti con compiti di ricostituzione delle polizie locali per la sicurezza dei cittadini. Nel 1917, dalla Società delle Nazioni fu affidata ai Carabinieri la vigilanza del Santo Sepolcro: “questo dà il senso concreto di quello che sono i Carabinieri nel mondo e della loro missione”, ha dichiarato il Generale.
L’impiego dei Carabinieri nella varie situazioni di crisi internazionale, è cresciuto sempre di più con la creazione di un modello di intervento che “oggi – spiega Ricciardi – ci viene richiesto da tutti per la formazione delle polizie dei vari Paesi, per dare una garanzia di efficienza. Siamo una forza armata, siamo militari, siamo nati come arma dell’esercito, siamo anche una forza di polizia in grado di essere organizzati militarmente in maniera forte ma anche di essere attenti alle esigenze di sicurezza della popolazione. Nel nostro antico regolamento viene stabilito quali sono i compiti del Carabinieri. Sono chiamati nei pubblici e privati dissidi, devono avere spirito di iniziativa, operare anche in assenza di ordini. Questa funzione è il mantenimento della legge, la tutela dell’ordine ma soprattutto l’intervento anche a richiesta del privato nelle private calamità, nei dissidi quotidiani. Questo è nella cultura e nel dna di ogni Carabiniere e vale ovunque, in Italia come all’estero”.
Di estremo interesse l’intervento “Il dopoguerra e la ricostruzione in Iraq” di Faris Aal Salman, presidente di Baghdad Economic Forum che ha iniziato ripercorrendo la storia, da 1400 anni fa ad oggi, da quando già vi era un contesto religioso diversificato fino all’avvento del Profeta Mohammed “che creò una rivoluzione sociale allo scopo di riportare agli uomini il proprio onore. Liberò gli schiavi – ha spiegato Faris Al Salman – dette alle donne i propri diritti attirando su di sé l’ira dei capi tribù. Si è così creato un movimento di opposizione contro questa religione portata dal Profeta e contro i fedeli che la praticavano, ed essa si è manifestata anche con punizioni corporali e con l’esproprio dei beni di questi fedeli. I primi musulmani scapparono verso il territorio delle attuali Eritrea e Somalia. Il re somalo praticava la religione cristiana: accolse i fedeli musulmani e li protesse. Non è dunque strano che dopo 1400 anni, oggi, i musulmani si dirigano verso l’Europa per chiedere aiuto al popolo cristiano. In seguito è aumentato il numero dei musulmani che entravano in guerra contro i miscredenti”. Aal Salman ha voluto sottolineare il fatto che il profeta Mohammed “ha proibito l’uccisione dei prigionieri che dovevano essere trattati bene, e ha vietato il riscatto. Questo soprattutto per far sì che la pace si diffondesse tra i musulmani e con essa il rispetto del prossimo. Così agisce il vero musulmano ed è il comportamento che l’Islam impone ai suoi credenti. Di ciò che accade e di ciò che è accaduto di deviante nel corso della storia l’Islam non è responsabile. Dopo la morte del Profeta il governo del mondo arabo si basava sulla Shura e cioè la riunione dei sapienti che poi eleggevano il Califfo. Il Profeta ha sposato una donna cristiana e da essa ha avuto Ibrahim che sfortunatamente è deceduto quando era molto piccolo. La volontà divina, con questo, ha fatto sì che il governo, nel regno islamico non passasse di padre in figlio ma fosse retto dalla Shura, la riunione dei sapienti. Il mondo islamico, dopo il Profeta ha avuto quattro califfi di cui tre sono stati uccisi durante la preghiera quando non erano armati. Dopo il quarto Califfo il governo nel regno islamico è diventato ereditario e questa è una chiara deviazione rispetto a ciò che doveva essere in origine. Nei 1400 anni che si sono susseguiti è nato una sorta di Islam politico condizionato in gran parte dalla volontà del Governatore. Il fatto che l’Islam – ha sottolineato – si sia diffuso in una maniera violenta non corrisponde a verità perché il terrorismo per sua natura non ha religione e non ha nazionalità. Non è però un caso che questa nuova forma di terrorismo sia definito islamico, pur non avendo niente a che fare con l’Islam. Questo è stato fatto per rovinare l’immagine della nostra religione. Al-Quaeda ed altre organizzazioni terroristiche non sono nate per caso. Vorrei chiedere: chi è stato a formarle? Chi ha fatto in modo che coloro che ne fanno parte si siano esercitati a combattere? Chi ha dato loro armi e munizioni? Perché l’Occidente si è mosso alla conquista dei Paesi arabi? Cosa è riuscita a fare la Nato in Afghanistan? Ben poco. Da quel Paese si è spostata in Iraq da dove, con il pretesto di abolire un sistema corrotto, ha determinato l’eliminazione di un intero Stato la perdizione di un intero popolo, la formazione di un governo debole incapace di sopperire al fabbisogno dei suoi cittadini. La stessa devastazione possiamo vederla sia in Siria che in Libia. Non è dunque questo uno scenario di distruzione generale e qual è l’intervento degli europei? In Siria vi sono due fazioni e questo fa sì che il popolo ne esca demolito. Il cittadino europeo deve pagare le tasse per vedere i suoi fratelli in Siria, in Libia ed in altre parti del mondo uccisi; deve per forza votare dei candidati che poi aiuteranno i padri fondatori della guerra? Cosa ha guadagnato l’Unione Europea se non tanti immigrati che adesso si rivolgono all’Europa in cerca di pace andando a gravare su di essa indebolendola? In Siria ed in Iraq più di quattro milioni di cristiani sono stati minacciati, hanno visto le loro case e le loro terre confiscate, le loro donne, le loro figlie rapite”.
Sui terroristi che hanno messo in atto gli attentati in Francia, ha dichiarato: “facevano parte della terza generazione di francesi immigrati in Francia e quindi erano giovani cresciuti con la cultura e la lingua del Paese ed erano anche sotto l’attenzione dallo stesso sistema di sorveglianza francese. Tutto questo, evidentemente, fa parte di un complotto. Non crediate che i giovani immigrati siriani ed iracheni vogliano restare in Europa: in Iraq avevano un tenore di vita ben più alto e non avevano bisogno del mito dell’Europa: stavano bene nel loro Paese. La creazione di barriere per la difesa degli Stati europei e la raccolta di fondi da dare a chi arriva, non sono affatto soluzioni ottimali per gli immigrati, anzi, vanno ad ingrossare le tasche dei padri fondatori della guerra”. Faris Aal Salman ha infine concluso dando la notizia che “circa una settimana fa la polizia segreta irachena è venuta a sapere della creazione di uno Stato ancora più selvaggio dello Stato islamico Isis”.
Tra i messaggi di pace al convegno, anche quello portato da Essa Reabeah che, sulla religione islamica e sull’Arabia Saudita ha detto: “hanno subito un attacco mediatico che ha molto danneggiato l’immagine di entrambi. Alcuni ci hanno attribuito azioni di violenza che oggi tutti noi rifiutiamo e rinneghiamo come la stessa religione islamica rinnega. Oggi porto la mia testimonianza per confermare che l’Arabia Saudita sta facendo di tutto per combattere il terrorismo nel mondo”. Infine sull’evento organizzato dall’EML ha auspicato che “si ripeta ogni anno e vi partecipino sempre più persone e popoli di diverse etnie, e soprattutto che la partecipazione si allarghi maggiormente ai giovani che sono la fonte del rinnovamento. Ad essi si deve trasmettere un messaggio di pace affinché lo diffondano”.
Giunto dal Kuwait Mohammed Uleim, Ministero Affari Islamici ha dichiarato: “Oggi siamo arrivati con i nostri abiti tradizionali per mostrarvi che abbiamo origini diverse ma siamo portatori di un messaggio di pace. Oggi il nostro Paese accoglie persone che arrivano da oltre 130 nazioni e abitano con noi serenamente, rispettati nei loro diritti. Il mondo si è trasformato in un piccolo villaggio e in esso bisogna diffondere la pace che è alla base di ogni convivenza e del rispetto per il prossimo. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli”.
In merito alla grave situazione in Siria si esprime anche l’Ambasciatore Hathet Banem. Certamente abbiamo bisogno di qualcosa che metta fine al dramma della Siria. I bambini vengono uccisi. Ovunque è morte e distruzione. Oggi noi dobbiamo metterci d’accordo e prometterci l’un l’altro di poter fare qualcosa non solo per la Siria ma per tutto il mondo. Il terrorismo nasce dalla dittatura, dall’oppressione, da chi uccide i bambini, da chi distrugge le case. Per fare in modo che finisca tutto questo dobbiamo condannare i responsabili per i crimini contro l’umanità.
Nella foto: (da sx.) M°Antonio Pappalardo, Generale di Corpo d’Armata Antonio Ricciardi, Presidente EML Alfredo Maiolese, Ambasciatore EML in Arabia Saudita Essa Al Rebeah, Presidente W.O.S. Sen. Eugenio Lai, Grand Chancellor W.O.S. Giuseppe Caddeo